Recensione "E più in alto ancora" - Elisabetta Raviola


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TitoloE più in alto ancora

AutoreElisabetta Raviola

Casa editriceLibro aperto edizioni

Pagine178

Data di pubblicazione2013

Valutazione

“Mi diceva che il segreto di una buona marmellata era non stancarsi mai di mescolare anche quando sembrava che i pezzi di frutta non ben maturi non potessero ridursi in dolce composto. Era il segreto della vita rivelato dalle mani nodose di una saggia anziana: non perdere mai la pazienza di perseverare nei propri progetti.”

Viola si rispecchia molto nelle parole della nonna: è lei quel pezzo di frutta non ben maturo.
Ha trentotto anni e molti amori falliti alle spalle, ma mai per colpa sua, sono stati sempre gli altri a lasciarla.

“Nonna mi rispondeva che ero come una lucertola, assetata di calore; mi prometteva che all'età giusta avrei trovato il calore e l’amore dell’ abbraccio di un uomo. Ma qual è l’età giusta, nonna? Perché io non lo so più. Non l’ho ancora trovato quell'abbraccio.”

Anche con l’uomo più importante nella vita di una ragazza, ovvero il suo papà, non è riuscita a mantenere un buon rapporto.
Il ricordo a lei più caro è il suo papà che la spinge sull'altalena. Erano così uniti.
Col tempo poi, hanno edificato muri di silenzi, che nessuno dei due è più riuscito ad abbattere.
Un evento importante però, scuote la vita di Viola: la morte di suo padre.
Viola decide di lasciarsi tutto alle spalle: il suo lavoro, la sua metropoli e le sue storie fallite. Decide di far ritorno alla sua villa estiva, dove ha trascorso i momenti più felici.

“Corro fuori, voglio vedere bene la villa, la casa dove sono stata felice, quando non avevo pensieri per la testa, quei pensieri che ti tormentano allorché scopri la cattiveria delle persone. Rivoglio il mondo della mia infanzia, quando i colori erano più lucidi perché il sole e la pioggia dell’estate li sentivo sulla pelle e dalla mia pelle si espandevano sul mondo a tingerlo di caldo e poi di fresco.”

La protagonista ci fa strada nella sua infanzia, nei suoi ricordi.
Il filo conduttore è proprio il ritorno alle origini. Viola, oltre a riscoprire la bellezza di quella villa ormai abbandonata e della collina, riscopre anche se stessa.

Ad un tratto succede una cosa inaspettata: Viola ritrova nell'auto di suo padre un vecchio diario, scritto da una donna. Incuriosita inizia a leggere.
Questo ritrovamento sarà la chiave del cambiamento di Viola e del ritorno alla sua purezza.

È un romanzo molto delicato, capace di coinvolgere emotivamente il lettore. Nelle ultime pagine è impossibile non commuoversi.
Lo stile è semplice ma curato. È un romanzo di formazione che ci accompagna nella maturazione di quei pezzi di frutta di cui parlavamo all'inizio, fino a farli diventare marmellata.


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