Recensione "La scuola della carne" - Yukio Mishima


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TitoloLa scuola della carne

AutoreYukio Mishima

Casa editriceFeltrinelli

Pagine238

Data di pubblicazione2013

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Asano Taeko è un’elegante e ancora avvenente trentanovenne che conduce una vita agiata e indipendente come proprietaria di un atelier di moda. ​​​​​​​ Nell’alta società nipponica del dopoguerra, che è divisa fra il desiderio di occidentalizzazione e le antiche tradizioni giapponesi, Taeko rappresenta lo stereotipo della divorziata indipendente, che non accetta di rinunciare al suo stile di vita e alla libertà conquistata. ​​​​​​ Proprio lei che in amore desidera solo avventure si ritrova in balìa di una fatale attrazione per Senkichi, un giovane bello, misterioso, virile, che conosce nel gay bar in cui lui lavora. ​​​ Quando lei gli chiede di incontrarlo al di fuori del lavoro inizia un gioco perfido e dai tratti ossessivi.
Yukio Mishima racconta del mercato dei sentimenti e della pericolosamente bramata merce della passione, fondendo e confondendo vittima e carnefice, e scrive: “e così, fin dal principio, i due iniziarono a ferirsi a vicenda. Ma l’animo umano è complesso: più si facevano male, più il loro legame diveniva autentico”.
La loro relazione si fa sempre più torbida: Taeko è attratta dal mistero che avvolge la personalità di Senkichi e al contempo vuole dominarlo, lui vuole sentirsi ibero e non esita a sfruttare la situazione e ferire la donna, eppure “per niente al mondo loro due avrebbero mandato tutto in rovina, dunque accettavano qualsiasi sotterfugio, ipocrisia, menzogna”.
La loro storia di perdizione, quella relazione che se ne infischia della morale comune, quell’eccezione al buoncostume, quel rapporto così lontano dalla normalità è però destinato a scontrarsi con false redenzioni e futili intenti purificatori, con una vacuità abissale, capace d’innalzare l’ordinario al di sopra di ciò che poteva sembrare eccezionale. ​​​​​​​​​​ Ma da questa esperienza, frequentando quella “scuola della carne” che è la vita, si potrà imparare e non avere più paura.
Al lettore Mishima permette di riflettere, facendogli conoscere la sofferenza, ma attenuando il dolore dell’esperienza diretta. Riflettere: analizzando i personaggi, i loro comportamenti e le loro reazioni, le pretenziose ambizioni e i fallimenti più costruttivi delle vittorie, in un testo che indaga l’animo umano e l’ingannevole trappola che possono tessere i sensi con uno stile fluido e profondo, limpido e al contempo calcolatamente misterioso.
Un bel romanzo nel quale l’autore concede anche a noi un assaggio di quella scuola della carne, ci concede di crescere.


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