Recensione "Ciò che inferno non è" - Alessandro D Avenia


Gaia recensioni 1 commento


TitoloCiò che inferno non è

AutoreAlessandro D’Avenia

Casa editriceMondadori

Pagine317

Data di pubblicazione2014

Valutazione

Ho conosciuto Alessandro D’Avenia grazie al suo primo romanzo “Bianca come il latte rossa come il sangue”. Ne sentii parlare da un esperto in editing e dal modo in cui lo descrisse ne rimasi molto incuriosita e mi recai subito ad acquistarlo. Da allora sono diventata una grandissima ammiratrice di D’Avenia e posso solo dire che la mia ammirazione nei suoi confronti cresce di romanzo in romanzo. È una di quelle persone (poche aggiungerei) che svolge la sua professione con umanità e interesse e cerca sempre un modo per migliorarsi. È proprio l’ambito scolastico che gli permette di osservare i ragazzi più da vicino, sebbene entrare nel mondo dell’adolescenza e soprattutto comprenderne i problemi sia una cosa molto difficile per gli adulti. È proprio attraverso gli occhi dei ragazzi che D’Avenia introduce grandi tematiche, difficili da trattare. Consiglio dunque a chiunque non ha letto i suoi romanzi precedenti “Bianca come il latte rossa come il sangue” e “Cose che nessuno sa” di leggerli perché meritano davvero tanto, sebbene possano sembrare monotoni in quanto a tematiche.

Ritorniamo però al suo ultimo romanzo, “Ciò che inferno non è”.

Il libro si apre con una frasemolto bella e significativa tratta dal libro “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij che afferma: “Mi chiedo: “Che cos’è l’inferno?”. Ed è così che lo definisco: “La sofferenza di non poter più amare” “. Come per quanto riguarda il tema in una melodia, mi sento di considerare questa frase come motivo ricorrente del libro, che fa da sfondo a tutta la storia.

In questo romanzo D’Avenia si ritrova faccia a faccia con un tema crudo, toccante espesso anche taciuto e ignorato: la mafia.

La vicenda narrata si rifà all’ anno 1993 di Brancaccio, quartiere di Palermo.

Dalle descrizioni sembra quasi un luogo fuori dal mondo, eppure fa parte della realtà palermitana. Qui però è la mafia che comanda. La polizia invano cerca di fermare i colpevoli, che ne escono sempre puliti. Anche i bambini sono abbandonati alla realtà triste, dura e piena di paura.

Qui Don Pino, il pretedel quartiere, è come un raggio di sole durante il più brutto temporale. Lui crede che seminando amore se ne possa raccogliere altrettanto e solo così riuscire a combattere la mafia.

Riesce a coinvolgere nelle sue imprese un suo alunno, Federico, tipico ragazzo benestante, che si accorge che la realtà è diversa quando non la si osserva più dall’esterno. Sarà questa l’estate in cui Federico imparerà veramente cosa significa vivere e sentirsi vivi.

“Ciò che inferno non è” è un’eterna lotta tra il bene e il male, tra le buone azioni e le minacce della mafia, è un romanzo di denuncia ma anche di speranza. È impossibile che il lettore rimanga indifferente nel leggere le vicende, D’Avenia ci rende partecipi del suo romanzo e ci invita a sperare con lui nella forza del bene.

Purtroppo è la realtà quella che scorre tra le pagine, ma nonostante ciò D’Avenia riesce a raccontare gli orrori con uno stile quasi poetico. Sono state numerose infatti le frasi che mi hanno colpita e di seguito ne riporterò qualcuna.

D’Avenia mi sorprende sempre più con i suoi romanzi, con la sua capacità di trattare argomenti così crudi e dolorosi. La mia ammirazione nei suoi confronti si può considerare un climax ascendente, che con “Ciò che inferno non è” ha raggiunto la sua massima elevazione. Aspetto con ansia un suo prossimo scritto, ma nel frattempo vi consiglio di leggere questo romanzo, che sicuramentevi lascerà qualcosa, come l’ha lasciata a me.

“L’inferno è tutte le volte che decidi di non amare o non puoi amare.”

“l’inferno è pura sottrazione, è togliere tutta la vita e tutto l’amore da dentro le cose.”

“Ciascuno di noi è custode di chi ha accanto: per parentela, per amicizia, per lavoro, per vicinato. Ciascuno di noi è affidato ad altri e altri sonoaffidati a noi, perché Dio muove tutto per spingerci ad amare di più ed essere amati di più.”

“Rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza “ti amo” a chi avevamo accanto, “sono fiero di te” ai figli, “scusa” quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi.”

“Rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dall’abitudine, dall’accidia, dall’egoismo.”

“Cinque sono le cose che un uomo rimpiange quando sta per morire. E non sono mai quelle che consideriamo importanti durante la vita.”


TAG:
Ciò che inferno non è recensione parere la casa dei libri Alessandro D Avenia

Commenti

Shelley

05/04/2024 13:20

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